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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 5
 
originale
 
5. Talibus dictis universi omnes adsensi et illum, qui iam comprobatus videretur, adscisci et alios ad supplendum numerum vestigari statuunt. Tunc profectus et paululum commoratus ille perducit immanem quendam iuvenem, uti fuerat pollicitus, nescio an ulli praesentium comparandum ? nam praeter ceteram corporis molem toto vertice cunctos antepollebat et ei commodum lanugo malis inserpebat ? sed plane centunculis disparibus et male consarcinatis semiamictum, inter quos pectus et venter crustata crassitie relucitabant. Sic introgressus: "Havete," inquit "fortissimo deo Marti clientes mihique iam fidi commilitones, et virum magnanimae vivacitatis volentem volentes accipite, libentius vulnera corpore excipientem quam aurum manu suscipientem ipsaque morte, quam formidant alii, meliorem. Nec me putetis egenum vel abiectum neve de pannulis istis virtute meas aestimetis. Nam praefui validissimae manui totamque prorsus devastavi Macedoniam. Ego sum praedo famosus Haemus ille Therone cuius totae provinciae nomen horrescunt, patre Therone aeque latrone inclito prognatus, humano sanguine nutritus interque ipsos manipulos factionis educatur heres et aemulus virtutis paternae.
 
traduzione
 
Tutti si trovarono d'accordo su questa proposta e acconsentirono di accogliere quel giovane sul quale erano state date assicurazioni cos? convincenti e stabilirono di andarne a reclutare degli altri. Allora quello si allontan? e dopo qualche momento rientr? con un giovane di statura gigantesca, come aveva promesso, tale che nessuno di quelli che stavan l?, credo, avrebbe potuto sostenerne il confronto. Infatti oltre alla mole complessiva del corpo, costui li superava tutti della testa; aveva guance appena ombreggiate da una leggera peluria e i pochi stracci rattoppati e tenuti a mala pena insieme che lo coprivano s? e no, lasciavano intravedere la poderosa muscolatura del torace e del ventre. ?Salute a voi? esord? entrando ?o protetti dal fortissimo Marte, ed ora miei fidi commilitoni. Accogliete di buon animo un uomo di coraggio e risoluto, pi? disposto a ricevere ferite sul suo corpo che ad accettare oro nella sua mano, il pi? intrepido di fronte alla stessa morte, che gli altri temono. Non crediate che io sia un morto di fame o un miserabile e non giudicate il mio valore da questi stracci. Io sono stato il capo di una famosissima banda e ho saccheggiato tutta la Macedonia. Sono un predone famoso, quell'Emo di Tracia al cui nome tremano intere province. Terone fu mio padre, brigante anch'egli celebre; fui nutrito di sangue umano, allevato in mezzo alle schiere della sua banda, erede ed emulo del valore paterno.
 

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